Ucraina, uno sguardo al passato per capire il presente.

Una statua di Lenin abbattuta durante la protesta di MajdanLa

 

Storia dell’Ucraina dalla Rus’ di Kiev ai giorni nostri.

di Domenico Villano

L’Ucraina è una nazione giovanissima, sta ora vivendo il terzo decennio di indipendenza, tra enormi pressioni esterne e spinte centrifughe. Essa trova le sue radici nella Rus’ di Kiev, il primo regno Slavo della storia fondato dal mitico Oleg nell’882 a Kiev. Egli era a capo di gruppi di origine normanna (Rus’) che miravano a controllare le rotte commerciali tra il Baltico e il Mar Nero e che erano scesi a sud sulle sponde del Dnipro assoggettando le tribù Slave lì stanziate da secoli. Pur essendo di origine Normanna, presto subirono un processo di slavizzazione mantenendo però per lungo tempo il ruolo di élite militare. Il regno prosperò per due secoli e per volere del Re Vladimir nel 988 i sudditi della Rus’ si convertirono al Cristianesimo di Costantinopoli. Nel dodicesimo secolo il regno entrò in una fase di decadenza e presto fu travolto dalle invasioni Mongole e le popolazioni slave un tempo appartenute al regno della Rus’ vennero sottomesse al Khanato dell’Orda d’Oro, che sopravvivrà fino al 1784 come Khanato di Crimea tra i possedimenti Ottomani. Ancora oggi in Crimea vivono i Tatari, discendenti di quelle tribù turcofone che un tempo dominavano il continente asiatico. Nel XIV secolo gran parte dei territori oggi appartenenti allo stato Ucraino furono conquistati dai granduchi lituani che con l’unione di Lublino del 1569 andarono a formare il Commonwealth polacco-lituano. La Galizia e le altre regioni occidentali furono profondamente influenzate dall’influenza polacca e ci furono anche dei movimenti di popolazioni nobili polacche verso questi territori. La frattura tra i territori occidentali colonizzati e quelli orientali (che dal XV secolo erano stati oggetto di una forte immigrazione di tribù Cosacche: seminomadi slavi e ortodossi) si accentuò quando, con l’Unione di Brest del 1596, parte della chiesa ortodossa della Ucraina occidentale si unì alla Chiesa Romana. Le popolazioni cosacche dell’Est, essendo messa in pericolo la sopravvivenza della Chiesa Ortodossa, decisero di allontanarsi dall’orbita Lituano-Polacca e con il passare del tempo furono assorbiti dal nascente stato russo. E’ proprio questa secessione alla base delle divisioni culturali, linguistiche e politiche che sono causa degli scontri di questi mesi. L’Impero Russo conquistò durante il XVIII secolo gran parte dell’attuale Ucraina strappando agli Ottomani la Crimea e spartendosi con l’Austria i territori dell’Ucraina occidentale di cultura polacca. I territori assoggettati all’impero zarista subirono la russificazione forzata mentre nella Galizia ormai Asburgica fiorirono verso la fine dell’Ottocento i primi movimenti nazionalisti ucraini. La Grande Guerra fu portatrice di grandi sconvolgimenti, massacri e una vera e propria guerra civile: si contrapponevano Russi(dal 1917 Sovietici), Tedeschi, Ucraini e Polacchi. Alla fine del conflitto mondiale e della guerra civile tra Armate Bianche e Armata Rossa, generata dalla Rivoluzione d’Ottobre, l’Ucraina finì nell’orbita sovietica mentre i soli territori occidentali della Galizia restavano sotto il dominio della Polonia.
Nacque così la Repubblica Socialista Sovietica d’Ucraina che nel primo decennio di vita, per volere delle autorità di Mosca, fu oggetto di una campagna di Ucrainizzazione. Questa politica rientrava nelle disposizioni della dirigenza moscovita di coltivare all’interno dell’universo sovietico la specificità identitaria e regionale delle varie repubbliche. Nel 1929, quando ormai grazie alle politiche della NEP il popolo ucraino si stava risollevando dalle devastazioni della Guerra Civile, il nuovo leader sovietico Josif Stalin inaugurò i piani quinquennali che prediligevano l’industria pesante e abolì la NEP. La classe contadina(in maggioranza ucraina) si ritrovò a ricoprire un ruolo subalterno rispetto alla nascente classe proletaria industriale (in maggioranza russa) e subì la collettivizzazione forzata delle campagne. La politica di collettivizzazione fu portata avanti con brutalità e repressioni che generarono una drammatica carestia (Holodomor) tra il 1932 e il 1933, la quale causò la morte di quasi 3,5 milioni di persone. E’ storicamente accertato che la dirigenza sovietica e Stalin in persona abbiano intenzionalmente portato alla fame milioni di contadini ucraini, colpevoli, secondo i bolscevichi, di essersi opposti alla collettivizzazione. Di pari passo con le repressioni dei contadini fu portata avanti negli anni 30 una massiccia politica di russificazione messa in atto con il totale annientamento dell’élite culturale ucraina. Si sviluppava nel frattempo nella Galizia polacca un nuovo movimento nazionalista ucraino che avrà un ruolo di primo piano nel secondo conflitto mondiale. Già nel 1939 con i patti di spartizione della Polonia tra Germania e Urss la Galizia fu inglobata nella Ucraina sovietica ed iniziò una nuova guerra civile ucraino-polacca con stermini e deportazioni di massa. La campagna di Russia del Fuhrer causò grandi devastazioni in Ucraina, dove le truppe tedesche furono appoggiate in un primo tempo dai movimenti nazionalisti ucraini, ostili allo Stalinismo. Con la fine della guerra e la pulizia etnica anti-polacca, la Galizia, ormai a netta maggioranza ucraina, fu annessa alla Repubblica Socialista. Nel 1956 anche la Crimea, a netta maggioranza russa, entrò a far parte dell’Ucraina per volere di Khruscev (che era stato capo del partito comunista ucraino). I primi due decenni di Guerra Fredda furono caratterizzati da uno sviluppo industriale sostenuto, ma dalla metà degli anni settanta,  si manifestò quella crisi strutturale che porterà al crollo del Comunismo. Nel 1991 l’Ucraina ottiene l’indipendenza per la prima volta nella storia ed inizia il processo di transizione verso una economia di mercato. La neonata ucraina è un aggregato di realtà, di lingue, di etnie e fedi religiose differenti che fatica ad amalgamarsi, ne risulta una profonda crisi economica che avrà fine solo con l’avvento del terzo millennio. L’artefice della stabilizzazione del paese è il presidente filo-russo Kucma che dal 1994 al 2004 governerà il paese al servizio di una cinquantina di oligarchi (con legami a Mosca e in Occidente) che nel giro di pochi anni prenderanno nelle loro mani la totalità delle forze produttive ucraine. Nel 2004, in una fase di intenso sviluppo economico, vince le elezioni Viktor Yanukovyc, fondatore del Partito delle Regioni e referente politico degli oligarchi e delle regioni orientali più legate alla Russia. Scoppia la protesta di piazza (Rivoluzione Arancione) e il voto viene annullato per brogli. Nella ripetizione delle votazioni vincerà Viktor Juscenko, in apparenza filo-europeo ma anche egli legato agli oligarchi: figura di spicco del   governo è infatti Yulia Tymosenko (leader del settore petrolifero). Nel 2006 torna al potere Yanukovyc e presto si troverà a governare un paese fortemente colpito dalla crisi economica mondiale dove ci sono disuguaglianze e povertà senza pari in Europa. Data l’insostenibile situazione, alla mancata firma degli accordi  di associazione con l’EU, nel Novembre del 2013 scoppiano nuove proteste a Kiev che porteranno grandi trasformazioni ancora in atto nella primavera del 2014.